Giovedì, 02 Aprile 2015 03:45

Dio, la potenza, il potere e la Pasqua

Scritto da  Gerardo

Ringraziamo Luigi De Paoli per averci indicato una preziosa riflessione ad opera di Marcelo Barros, teologo brasiliano.
L’idea portante è che la festa della Pasqua libera dall'idea di Dio onnipotente e avvicina al Padre misericordioso, che vive in "una tenda da campo" (Papa Francesco).




L'IMMAGINE DI DIO E LA QUESTIONE DEL POTERE
di Marcelo Barros


La profezia del Vangelo contesta il potere in tutte le sue forme: sociale, politico o religioso. Ma, in modo particolare, rifiuta il potere che si presenta nel nome di Dio, e che nel nome di Dio vuole imporsi. Il potere che si considera o si proclama sacro tende a essere più oppressivo e totalitario di ogni altra forma di potere, perché sottomette le persone non con la dominazione fisica, ma per mezzo della coscienza e della fede.

Inoltre, il potere religioso o sacro crea un ulteriore problema, molto serio ai nostri giorni, perché trasmette un'immagine di Dio legata al potere. Il potere viene da Dio, che è la fonte di ogni potere. Di fatto, la maggior parte di noi è stata educata a parlare di «Dio onnipotente» e, ancora oggi, le Chiese usano questa espressione nelle preghiere e nei riti del culto. Padre Comblin scrive: «Nella liturgia romana, Dio non è mai invocato come padre, ma come “Dio onnipotente ed eterno” (...).

Eppure il Vangelo dice che Dio si è rivelato nella vita terrena di Gesù (...). Gesù era un contadino e non possedeva alcun attributo che potesse significare il potere... Nel momento in cui Dio ha voluto rivelarsi mostra che ha lasciato tutto il potere e vuole entrare in relazione con le persone come uno di loro, e come uno dei più umili degli uomini (...). La croce di Gesù è stata il risultato della scelta di amore contro tutte le forme di dominazione, in primo luogo, per coloro che sono stati sempre trattati senza amore. Volle rivelare a questi un mondo nuovo, senza dominazione, senza sfruttamento, senza violenza. Dio volle trasformare l'umanità con la sola forza dell'amore, senza nessun impiego della forza o della dominazione».


Dio onnipotente

La Bibbia, innumerevoli volte, si riferisce a Dio chiamandolo «Onnipotente». (…). L'idea di associare il potere del re alla forza di Dio è molto più antica della stessa Bibbia. (…). Credere che il re o l'imperatore avesse qualcosa di divino fa parte del credo di molte religioni antiche.

Secondo la concezione più comune, Dio elargisce il suo potere ai grandi della terra (1 Sam 2). Ma chi sarebbe questo Dio che dà il potere ai potenti del mondo, o meglio: come sarebbe? Come possiamo affermare e credere che Dio è buono e giusto se non solo si allea con i dominatori, ma dà loro anche il potere? Sarebbe egli lo stesso Dio che Maria ha esaltato nel suo cantico, quando dice che «ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili» (Lc 1,52)? Sarebbe proprio questo il Dio di Gesù? Il Vangelo di Gesù dice che nel Regno di Dio «Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi» (Mt 19,30).

Martin Buber diceva che Dio è la parola più logorata e più svilita lungo tutta la storia dell'umanità. Tuttavia, la soluzione non sta nello smettere di pronunciarla, quanto piuttosto nel riscattare la verità che si nasconde dietro questo nome. Gli antichi direbbero: c'è un vero Dio e ci sono falsi dei. Secondo la Bibbia gli idoli sono immagini divine che legittimano il potere dei tiranni e degli oppressori. (…).


Dio senza potere

Nei tempi più lontani raccontati dalla Bibbia, quando gli ebrei erano assoggettati ai cananei, allora proprietari della terra di Canaan, il Signore (il cui nome è impronunciabile) era un Dio nascosto, quasi clandestino, al quale si rendeva culto nel deserto (il Sinai)... Al tempo dell'esilio, il profeta Ezechiele rivela che la gloria del Signore (il segno visibile della presenza di Dio) lascia il tempio, e va a vivere tra gli esuli, sulle rive del fiume Kobar (cf. Ez 11,22-24). Dio diventa un esiliato, un senza terra e un espatriato insieme con il suo popolo. Il suo unico potere è la sua parola. (…).

Nel carcere nazista, in attesa dell'esecuzione della sua condanna a morte, il pastore Dietrich Bonhoeffer scriveva: «Dio si lascia buttare fuori dal mondo, sotto la croce. Dio è impotente e debole in questo mondo e solo così ci aiuta. È molto chiaro ciò che è scritto in Matteo 8,17: “Perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie”. Perciò, Cristo ci aiuta non con la forza della sua onnipotenza, ma con la sua debolezza e la sua sofferenza. Tutte le religioni raccomandano la persona sofferente al potere di Dio. La Bibbia, invece, raccomanda gli esseri umani all'impotenza e alla sofferenza di Dio. Solo un Dio che soffre può aiutare».

Nel 1944, da una prigione nazista, Bonhoeffer scrisse al suo amico e cognato: «Il nostro modo di diventare adulti ci porta a riconoscere, con realismo, la nostra condizione davanti a Dio. Dio si fa conoscere da noi che dobbiamo vivere come persone capaci di affrontare la vita senza Dio. Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona. Il Dio che ci lascia vivere nel mondo senza pensare all'ipotesi che Dio opera in esso. Questo è il Dio davanti al quale noi stiamo in modo permanente. Davanti a Dio e con Dio dobbiamo vivere senza Dio (...). Dio è debole e impotente nel mondo e questo è esattamente il modo, l'unico modo in cui egli è con noi e ci aiuta». (…).

Meister Eckhart, il più grande mistico cristiano dell'Occidente nel Medioevo, ha scritto: «Tutto ciò che tu fai e pensi di Dio, sei più tu che lui. Se assolutizzi ciò che pensi diventi blasfemo perché quello che Egli realmente è neppure tutti i maestri di Parigi riescono a dirlo. Se io avessi un Dio che potesse essere compreso da me, non vorrei mai riconoscerlo come il mio Dio. Quindi stai zitto e non speculare su di lui. (…)». (…).

Marcelo Barros, ADISTA, Doc. 8/15

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